giovedì 29 novembre 2012

Autodeterminazione per tutti, tranne per il PD


Autodeterminazione e Veneto

Ieri il Consiglio Regionale del Veneto ha tracciato una nuova via per i cittadini della nostra regione.

Una pagina di storia che è un primo passo verso una cammino di maggiore autonomia per i nostri territori.

I numeri esposti dall'Assessore Roberto Ciambetti hanno evidenziato la grande piaga che affligge il Veneto, l'accentramento del sistema italiano che ogni hanno vede incrementare il residuo fiscale tra ciò che versiamo e quello che ci viene restituito sotto forma di trasferimenti economici e di servizi.

Su 73 miliardi di euro di flusso fiscale (dati del Min. Dell'economia 2010) vediamo ritornare sul territorio solo 51 miliardi, un residuo fiscale di oltre 20miliardi di euro che potrebbero essere reimpiegati in Veneto a favore di Imprese, Giovani e una reale programmazione che oggi, a causa della mancanza di soldi, obbliga le amministrazioni a tagliare ogni genere di servizio.

Chi dice che il Veneto è una regione senza soldi sbaglia! Il Veneto è una regione ricca dove versano amministrazioni periferiche e un popolo che vive da povero e la colpa è del sistema statale che invece di favorire autonomia e decentramento, accentra tutta la fiscalità su Roma.

Ieri, quindi, la risoluzione 44 apre la possibilità di un referendum che sancisca l'autodeterminazione del popolo Veneto, un processo consentito dalla comunità internazionale che vedrà la nascita di un comitato specifico per valutare quale sia la via migliore per procedere con tale consultazione restando nella legalità.

Unica voce stonata solo quella del PD che ha preferito non votare questa risoluzione dimostrando ancora una volta la natura di questo partito. Chi crede alle voci autonomiste del PD da ieri si è ricreduto sulla reale anima politica di questo partito che sui territori si definisce autonomista e alla prova del voto non lo è.

Alle parole di Segio Reolon (PD) che ha considerato un “atto di provincialismo isolare il Veneto con una richiesta di indipendenza” e ha sottolineato che la volontà di una consultazione di questo tipo, come da risoluzione, sia un “atto di estrema debolezza” facendo intendere che l'obbietto del PD è quello di costruire una “Europa cosmopolita”, sono seguite in risposta quelle del capogruppo della Lega Nord Federico Caner : “Cosa c'è di più alto e democratico che sentire il popolo?”.

Per una volta che il popolo Veneto poteva trovare una sinergia tra gruppi politici su un tema comune proprio il PD ha sposato la tesi meno autonomista e contraria all'autodeterminazione dei popoli, sancita tra l'altro dalle Nazioni Unite.

Della serie a Belluno facciamo i “provincialisti autonomisti” e alla prova del voto comportiamoci in maniera opposta.


Diego Vello

Segretario Provinciale

Liga Veneta Lega Nord Belluno

giovedì 22 novembre 2012

Schiavi di Roma o liberi per sempre

"Siamo di fronte ad un evento che non può essere sottovalutato e merita attenzione da parte di tutti i Veneti.
Un evento storico che potrebbe aprire nuovi scenari per la nostra regione e per i territori che la compongono, specialmente quelli periferici che in mancanza di risorse economiche, non riescono a dare servizi e a fare programmazione all'interno dei propri confini.
Il 28 Novembre il Consiglio Regionale del Veneto discuterà in convocazione straordinaria l'ipotesi di un referendum per l'indipendenza del Veneto un evento che non si discosta da quanto sta già accadendo in Scozia e nella regione Catalana."
Questa la prima considerazione del Segretario Provinciale della Lega Nord sul tema discusso in questi giorni di un eventuale referendum per la totale autonomia del Veneto e che vedrà il giorno 28 portare in Consiglio Regionale i temi dell'Autonomia e dell'Indipendenza del Veneto.
"Il Veneto è un Stato! Almeno in termini numerici, la forza della nostra Regione vale quanto quella della Repubblica Ceca, è appena sotto i prodotti interni lordi dei paese arabi di Qatar e Kwait senza contare che questi ultimi hanno avuto un balzo passando da un Pil di 40 miliardi di dollari a 170 miliardi in meno di dieci anni, cosa ben diversa per il nostro Veneto che vive in una fase di stagnazione causata principalmente dal fattore Italia. - prosegue Vello - Un Paese quello Italiano che negli ultmi anni ha saputo solamente tassare a portare alla fame imprese e famiglie."
"E' assurdo che in una regione come il Veneto, potenza economica, che secondo i dati della CGIA di Mestre sarebbe il 40° Stato del mondo se fosse uno Stato, vivano famiglie ridotte alla fame e imprese costrette a chiudere per troppe tasse. Una vera schiavitù economica che non può e non deve passare inosservata e senza soluzioni. Siamo costretti a portare a zero i nostri bilanci e a tagliare i trasferimenti ai nostri comuni per mantenere il meridione, Roma e la macchina dello Stato, ovviamente a noi non resta niente!"
Sulla questione indipendentista Vello risponde anche a chi considera Autonomia e Indipendenza questioni fuori dalla storia e tacciati per medievali.
"L'indipendenza non è una via antistorica, ce lo dimostano i Catalani che proprio domenica andranno al voto per le elezioni della regione dove in ballo c'è proprio il distacco da Madrid in vista del referendum secessionista. - conclude -. Questa è la via dell'Europa dei Popoli che vogliono liberarsi di stati oppressori e di sistemi stati centrali ormai alla fine."
"Chidiamoci se siamo ancora diposti a pagare l'80% delle nostre tasse per darle in beneficenza a Roma rinunciando al futuro dei nostri territori e delle nostre famiglie o se è ora di alzare la testa, orgogliosi di un territorio che rappresenta economie e culture oggi in pericolo di estinzione."
 
Diego Vello
Segretario Liga Veneta Lega Nord Belluno

martedì 20 novembre 2012

28 Novembre, consiglio straordinario sull'Indipendenza del Veneto

Un momento storico, oggi annunciato dal capogruppo della Liga Veneta Lega Nord in Consiglio Regionale del Veneto.

Venezia, 20 novembre 2012 – “Ho chiesto, a nome di tutto il gruppo leghista ed assieme al collega Foggiato, che il Consiglio straordinario sull’indipendenza del Veneto sia calendarizzato con assoluta urgenza, prima ancora di quello sulla città metropolitana. I Veneti aspettano un segnale forte dalla massima Istituzione legislativa regionale, in un momento di svolta politica e di crisi economica”.
Così il presidente leghista Federico Caner, al termine della conferenza dei Capigruppo incaricata di stilare il calendario dei prossimi lavori consiliari, che ha peraltro stabilito la data del 28 novembre per la discussione sull’indipendenza del Veneto.


“Concordo con il presidente Zaia quando dice che il Veneto si salverà solo con una maggiore indipendenza, che lo avvicini alle limitrofe Regioni e Province speciali e che ci dia la possibilità di riprenderci quei 17 miliardi di residuo fiscale che ogni anno diamo a Roma togliendoli alle nostre famiglie, imprese, Enti locali virtuosi. Oggi è quanto mai fondamentale che il Consiglio regionale si pronunci in merito alle istanze di indipendenza dei cittadini veneti, dando forza alla Giunta per compiere i passi necessari ad ottenere maggiore autonomia”.

domenica 18 novembre 2012

Il sogno di una vera indipendeza


Veneto, basterebbe questa semplice parola per inglobare un mix invincibile e potenzialmente unico.
Mille anni di storia, una realtà che ha saputo governare territori diversi sapendo dare loro autonomie cosparse di una regale importanza, una potenza economica che ha saputo cogliere le opportunità lavorative in terre ben lontane. Marco Polo rappresenta per noi, veneti, un modello che ha contraddistinto l'identità del popolo produttivo che ancora oggi, in crisi economica, sappiamo rappresenta. Le prime "Joint Venture" di commercianti e imprenditori veneti alla conquista della Cina non sono nate negli anni novanta, ma qualche centinaia di anni or sono sulla Via della Seta e non lasciavano vittime nel loro percorso con delocalizzazioni che spogliano i nostri territori ma riportavano in terra serenissima ricchezza e progresso. Multiculturalismo sostenibile? Il Veneto era anche quello, basta guardare le cupole della Basilica di San Marco, quell'arabo lineamento sintesi di un rapporto tra mondo Cristiano e altre culture, non un conflitto di egemonia religiosa come oggi conosciamo dalle stragi nel medio oriente alle Torri Gemelle di New York ma un vero e proprio rapporto di collaborazione economica e culturale che oggi, nel mondo della globalizzazione, nemmeno possiamo immaginare. Navi cariche di ogni bene al centro di un mondo che parlava veneto costruite e sorrette da un forte legname proveniente dai boschi del Cadore del Montello, un mix storico, tutto questo che non possiamo non ricordare.
Tutto ciò però non può essere riassunto in mezza pagina di un libro di Storia come spesso ci ha abituati "madrigna" Roma con i suoi libri scolastici degni del peggior regime, non possiamo insegnare ai nostri figli che il Veneto era una Repubblica Marinara e poi girar pagina e leggere faldoni interi sui Borboni a Napoli dimenticando tutto quello è stato per noi un Regno incontrastabile e altamente romantico.
Italia, quella cattiva repubblica, che ha distrutto etnie e culture per un sogno mai realizzabile, unire realtà che di simile non hanno niente se non una sagoma da stivale (Alè!)
Ma cosa è il Veneto, una potenza economica, una potenza culturale, una vera macchina di idee imprenditoriali e di maestri del lavoro che riescono, nel mosaico dai tanti tasselli, a rendere ancora oggi il Veneto uno Stato d'Europa. Una Regione produttiva nel mondo e un gioiello culturale e ambientale che ogni anno attrae 65 milioni di visitatori!
Che ha saputo e ancora oggi riesce a vendere i prodotti dei marchi, per dirne alcuni, Diesel, Luxottica, Benetton, l'indotto del mobile e del calzaturiero, della pelle e dell'orafo, che rappresentano il simbolo del "sogno americano made in Veneto".
Numeri alla mano questo è il Veneto, un Pil pro capite di 30.000 euro, bastasse quello, e un Pil nominale, udite udite di ben 150 miliardi di Euro!
Sì ho detto bene, noi da soli in 5 milioni di abitanti produciamo un Pil che equivale ad uno stato.
C'è un però in tutto questo, oggi il Veneto è il miglior esempio di "Ente Locale Schiavizzato" che l'Italia abbia nel proprio paniere. Un Veneto dalle mille risorse, spogliate, che genera un residuo fiscale (ossia il dato economico di tasse date allo stato e non restituite sotto forma di servizi e trasferimenti) di circa 20 miliardi di Euro annui. Soldi che tutti noi paghiamo, ogni giorno, dal semplice caffè al bar fino alla denuncia dei redditi, che mai rivediamo tornare in casa e generalmente ritroviamo nella Salerno Reggio Calabria, nelle ricostruzioni ancora in atto di Belice (10 milioni dati anche l'altro giorno grazie ad un blitz del Pdl dopo 44 anni dal terremoto) e Irpinia, oppure nei ministeri romani o ancora nei 1600 dirigenti della Regione Siclia, oppure in altre tante e troppe vergogne del tricolor staterello.
Quindi? Un certo ex Presidente del Consiglio tacciò per "cogli..i" tutti quelli che non avrebbero votato il suo partito alle elezioni politiche, ora, senza offesa, rifarei la stessa battuta per tutti quei Veneti che non vorrebbero l'autonomia del Veneto. Insomma, più autonomia e meno tasse, più autonomia e più soldi per tutti. Semplice no? Eppure non è così banale e facile come si potrebbe pensare, troppi progressisti specialmente di una certa sinistra vedono l'autonomia come un modello medievale, sarà, ma preferisco ricco e medievale che povera e futurista.
Il Veneto ha però altro da ricordare ai veneti, esempi ce ne sono tanti, la potenza economica del Veneto che era, oggi non è! Il modello si sta giorno dopo giorno fermando sotto l'alta (la più alta in europa) tassazione.
Un Pil che cala, una disoccupazione che cresce e un mondo del lavoro che vede sempre più imprese morire.
Ecco il risultato della macchina dello stato di Roma.
Mi auguro che il processo di indipendenza non si fermi, che continui, ma prima di quel momento è giusto che ogni veneto, aprendo il proprio portafoglio, si chieda se vale ancora la pena continuare a penare in uno Stato dalle sembianze di uno stivale e se è meglio procedere in una nuova via dove far fruttare il nostro più grande pozzo di petrolio che il Veneto, che sono i Veneti e il loro ingegno e propensione al lavoro.

Concludo con una battuta.
Autonomia non per avere di più, nessuno prendente di avere di più di quello che già produciamo con le nostre tasse, ma Indipendenza per dare alla nostra gente maggiori servizi, minor pressione fiscale, possibilità alle nostre imprese di avere contributi e fondi per investire in progresso e innovazione, aiuto e sostegno alle famiglie e ai giovani, e un futuro vero.
Vero!

Diego Vello