Sono ovviamente a fianco di quegli
operai che in questi giorni temono per le sorti del proprio posto di
lavoro, il pensiero in questo caso va agli addetti dell'Acc di Mel
come ovviamente a tutte quelle persone e famiglie che vivono
aggrappate alle fabbriche, oggi in crisi, del territorio bellunese.
Come segretario della Lega Nord di
questa provincia vorrei però aprire un fronte nuovo, scomodo ma
necessario: ossia quello di chiederci per quanto ci convinceremo
ancora che i colossi e le multinazionali che detengono oramai
parecchie delle nostre fabbriche resteranno a produrre qui.
Gruppi e colossi industriali, anche
internazionali, che vedono in questa provincia risiedere alcune delle
loro fabbriche, potrei citare l'Acc di Mel, come l'Ideal Stanard,
Clivet e anche qualche gruppo ben più noto dell'occhialeria,
resteranno per sempre o saranno attratti da altri Stati o località
nel mondo più adatte alla produzione industriale?
Immagino sia sensato ipotizzare che in
un futuro, non del tutto lontano, le fabbriche o parte delle
produzioni, da questa provincia potrebbero anche andarsene. Siamo un
territorio dove i costi di produzione sono sicuramente più alti che
altrove e questo ci deve far riflettere se pensiamo che un gruppo
multinazionale, alla fine, bada al profitto.
L'attuale assetto produttivo delle
grandi industrie è nato in gran parte grazie ad un “doping”
fiscale conseguente alle manovre incentivanti post Vajont. Investendo
nell'industria abbiamo semplificato sicuramente la vita ai bellunesi
dando loro uno stipendio e la possibilità di costruirsi un futuro,
in quegli anni necessario. Quel “doping” oggi però è svanito e
produciamo al costo normalizzato senza più aiuti, per quanto quindi
ci sarà competizione con il resto del mondo? Vent'anni fa la Cina,
l'est Europa, l'India e il Brasile erano solo mete per qualche
viaggio turistico e forse Belluno e l'Italia erano un ancora vero
propulsore economico, oggi invece tutto è cambiato e quelle lontane
mete extraeuropee sono la nuova potenza globale industriale, dove
produrre costa meno e gli investimenti industriali galoppano e noi?
Sembra quasi che l'insegnamento giunto
dalla depressione industriale cadorina di questi anni non ci abbia
insegnato niente.
Non è quindi una banca che da credito,
la cassa integrazione o una commessa qua e là che ci può
rassicurare, qui a Belluno dobbiamo aprire un nuovo fronte senza
dimenticarci che migliaia di persone oggi legate alla grande
industria, potrebbero dall'oggi al domani ritrovarsi a casa senza uno
stipendio. Abbiamo insegnato ai bellunesi cosa sia un posto fisso in
fabbrica facendo dimenticare a questa provincia che l'unica industria
che da milioni di anni risiede qui, senza de-localizzare e forse mai
ci riuscirà, è la montagna, sono le dolomiti uniche al mondo e
quindi il settore turistico.
Lo dico ai tanti giovani, quel posto
fisso da tanti sperato in una delle tante fabbriche bellunesi non
deve essere più una meta finale ma è necessario investire e credere
nel turismo, nell'agricoltura, nella filiera del legno o di altri
settori spiccatamente legati al nostro territorio. Scomodo o meno,
credo che questo pensiero sia necessario aprirlo.
Il segretario provinciale
Liga Veneta Lega Nord Belluno-Dolomiti
Diego Vello