Premesse:
Secondo
la Legge 3 dicembre 1971, n° 1102, “Nuove norme per lo sviluppo
della montagna”, seguente alla Legge 25 Luglio 1952 n° 991 Titolo
1, si identificano all'art. 3 le aree definite “territori montani”.
Da tali
disposizioni normative ne seguono altre, a livello regionale ed
europeo, e nel 1990 in base alla Legge 142 si definisce come ente
preposto alla classificazione dei comuni montani la Regione.
L'Iter
legislativo sfocia nella Legge 31 gennaio 1994 n° 97 con le “nuove
disposizioni per le zone montane” .
Si
delinea così un riconoscimento su base statistica, sociale ed
economica, di quale sia da definirsi una reale area montana e in essa
il riconoscimento di una serie di strumenti che tutelino la
specificità di tali aree.
Su base
regionale si precisa che nel 2009 la Regione Lombardia si è dotata
di un documento strategico denominato “piano d'azione per la
montagna”, la Regione Piemonte con il Testo Unico sulla Montagna
con Legge Regionale del 2 luglio 1999 n° 16, e nella Regione Veneto
ci si articola invece su tutta una serie di forme legislative dove
possiamo citare la L.R. Del 3 luglio 1992 n° 19 su “l'istituzione
delle comunità montane”, la L.R. Del 18 dicembre 1993 n° 51
“norme sulla classificazione dei territori montani”.
Si può
quindi dimostrare su base oggettiva che la definizione di “montagna”
e di “aree montane” o di “comuni montani” o ancora di
“province interamente montane”, non sia un concetto astratto ma
bensì supportato da tutta una serie di leggi e normative che
delimitano il territorio. La stessa delimitazione trova però carenza
sul piano attuativo in quanto nella maggior parte dei casi la
presenza di territori vasti e comunità ricadenti su zona montana si
trasformano per le Regioni a statuto ordinario un peso economico
nella maggior parte dei casi focalizzati come un soggetto con
difficoltà da tamponare ma poche volte inteso come arricchimento o
ancora come area di interesse strategico sia economicamente, e
possiamo citare il turismo, che culturalmente grazie ad una galassia
di identità territoriali che arricchiscono il patrimonio collettivo.
Come
esempio di tutela e valorizzazione del patrimonio presente in una
provincia montana si può considerare lo “Statuto d'autonomia”
dell'Alto Adige , i cui principi richiamano le più ampie forme di
autonomia amministrativa riservando particolare attenzione a identità
e minoranze linguistiche presenti nella Provincia Autonoma di Bolzano
(Tedesca, Ladina).
Si
sottolinea che la tutela e la valorizzazione di qualsiasi forma di
identità locale migliora il prodotto turistico e quindi si può
dedurre che il mantenimento di una comunità alpina con i propri usi
e costumi è un arricchimento anche economico.
Il
citato esempio richiama ovviamente il pilastro portante degli accordi
post-bellici ossia gli Accordi di Parigi del 1946 . L'Autonomia nei
territori conquistati durante la prima guerra mondiale ha dimenticato
però pezzi della Repubblica che, invece di sottostare ai confini
della nuova Regione del Trentino-Alto Adige, finirono sotto quelli di
altre Regione, come il Veneto. Si veda ad esempio la minoranza di
lingua Ladina (comuni di Livinallongo del col di Lana, Cortina
d'Ampezzo e Colle Santa Lucia), ex territori asburgici, finiti sotto
la Provincia di Belluno che ora chiede il passaggio al naturale
territorio di competenza identitario che è la Provincia di Bolzano
dopo aver votato un referendum nel 2007 che ha visto con una grande
maggioranza vincere i Sì al passaggio da Belluno a Bolzano.
Passi
come il referendum secessionista di Cortina sono ormai emulati in
parecchi comuni di confine con l'Alto Adige, Trentino e Friuli, si
vedano i primi referendum di Lamon (2005), Sovramonte (2006), Sappada
(2008), si vedano anche le oltre 18mila firme raccolte per il
referendum secessionista della Provincia di Belluno per la
costituzione della Regione Dolomitica (2010) e i parecchi comuni che
in questi giorni si stanno preparando per ulteriori referendum per il
passaggio di confine (Feltre, Falcade, Gosaldo ecc.).
Tali
sono segnali di un territorio stufo di un sistema centralista troppo
irriconoscente nei confronti delle aree montane, le volontà
secessioniste sono la conseguenza di territori periferici dove la
mancanza di autonomia spinge le comunità a cercare, tramite
democrazia, un futuro migliore oltre confine. Non è un odio contro
il Veneto bensì un estremo tentativo di sopravvivenza delle comunità
(si ricorda che la sola Provincia di Belluno vede un calo demografico
dovuto all'abbandono di 1000 unità l'anno circa, dato che potrebbe
essere ben più drammatico se non fosse tamponato in parte
dall'immigrazione straniera).
I
referendum in questione, in base al principio di autodeterminazione
dei popoli, devono quindi essere rispettati e l'iter legislativo deve
proseguire per ognuno di essi perorando la causa delle comunità
votanti. Ecco che un movimento come la Lega Nord, nata per
l'autodeterminazione non può che cavalcare queste spinte
secessioniste dando la libertà a quelle comunità che la richiedono.
Proseguendo
nella lettura legislativa in appoggio al tema l'Europa sancisce
ufficialmente la “montagna” attraverso la “Convenzione delle
Alpi”, una convezione di fatto depotenziata in quanto resta uno
strumento assai morbido ma delinea in maniera chiara quali siano i
principi che l'Europa intende perseguire per la tutela di detta area.
Il
fronte da perseguire, ora, dopo lunghi anni di norme, leggi,
protocolli ecc. , resta quello dell'applicazione in strumenti
tangibili che diano risposte ai cittadini ed alle comunità che
abitano i territori montani.
La
montagna è una zona dove difficoltà sociali, economiche, geofisiche
e ambientali sono abituali, il costo del vivere in zone montane,
l’accedere ai servizi (istruzione, sanità ecc) e la difficoltà
nel fare impresa o mantenere un tessuto produttivo, ha scaturito
specialmente in questi ultimi anni una fase di spopolamento e di
abbandono delle sue genti segnale negativo per un reale futuro.
Si
sottolinea che nelle aree ove il termine “autonomia” è tangibile
fiscalmente e legislativamente come nel Tirolo (Austria) o nelle
Regioni a Statuto Speciale della Val d'Aosta e Trentino-Alto Adige,
le economie non sono in crisi e tanto meno le comunità che vi
abitano.
E'
quindi necessario fare un passaggio anche storico a riguardo del
nostro movimento politico; la Lega Nord ha trovato parecchi ceppi
elettorali nella aree montane, proprio grazie al concetto autonomista
che in questi ultimi 20 anni ha vissuto nelle comunità.
Provincie
come Belluno, Sondrio (ultima consultazione 42%) e del Verbano Cusio
Ossola sono rimaste per anni tra le aree più leghiste in quanto le
motivazioni di autodeterminazione locali trovavano risposta nei
principi del movimento; si cita quindi a riguardo il dato elettorale
del solo comune di Livinallongo del Col di Lana con il suo 90% di
votanti Lega, ora calati brutalmente dopo che le tematiche e le
soluzioni al tema non hanno soddisfatto l'elettorato.
Esigere
l'autonomia di una provincia montana è necessario per due
significativi motivi.
In
primis l'abbandono da parte dei giovani sta causando in questi anni
un freno allo sviluppo delle aree e rischia di minare definitivamente
una prospettiva verso il futuro.
Gli
stessi giovani, a volte abitanti di comuni periferici senza adeguate
infrastrutture e collegamenti e senza possibilità di lavoro in loco,
sono costretti a lasciare le proprie comunità senza creare famiglia
e fermando l'incremento demografico. L'azzeramento della natalità è
un rischio incombente che deve essere combattuto cercando di
trattenere giovani e famiglie nelle aree di appartenenza natia.
In
secundis la mancanza di agevolazioni fiscali, presente in stati
confinanti, blocca lo sviluppo delle imprese che in questi anni sono
costrette alla chiusura.
Sia nel
manifatturiero che nel turistico, la mancata concessione di aiuti
economici, il mancato sviluppo delle reti dei collegamenti
infrastrutturali e il sostegno oramai inesistente delle istituzioni,
sta negando una concreta prospettiva di futuro.
Nei casi
peggiori ci si trova innanzi a realtà industriali con svariati
lavoratori, nate in momenti economicamente più floridi, oggi a
rischio licenziamenti o già senza lavoro, data la delocalizzazione
delle produzioni. A riprova ricordiamo le grandi multinazionali con
sedi all'estero che in questi anni abbandonano le provincie montane
per altre realtà produttive più redditizie e meno costose.
Questo
ci invita a ripensare alla produzione in area montana concentrando
gli sforzi sul turismo, agricoltura, industria sostenibile e ad
agevolare le imprese esistenti attraverso forme di “no tax area”
o “aree franche”.
Da
sottolineare altresì quanto i servizi trovino difficoltà
nell’essere organizzati su territori che si differenziano
completamente per caratteristiche geografiche e climatiche, e quindi
l’importanza del ruolo dell’ente provincia nell’organizzazione
degli stessi.
La
territorialità consente un miglior monitoraggio delle necessità dei
cittadini, più attenzione e quindi risposte puntuali.
Le
province, riempite di competenze chiare ed esclusive, permetterebbero
l’eliminazione di enti inutili e spesso dannosi, sia in termini
economici che di efficienza.
Si
ricorda altresì la massiccia risposta da parte dei cittadini della
Provincia di Sondrio, che comprova il sentimento di legame delle
comunità locali, alla petizione per il mantenimento dell’ente
provinciale con oltre 25mila sottoscrittori.
Per
queste premesse le Segreterie provinciali di Belluno e del Verbano
Cusio Ossola intendono proporre la seguente:
MOZIONE
In
base
all'articolo
5 della Costituzione della Repubblica Italiana, che cita testualmente
:
“
La Repubblica, una e
indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei
servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento
amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione
alle esigenze dell’autonomia e del decentramento “ ;
allo Statuto della Regione
Veneto che al comma 5 dell’art. 15 cita testualmente:
“
La Regione, ferma la
salvaguardia delle esigenze di carattere unitario, conferisce con
legge alla Provincia di Belluno, in considerazione della specificità
del suo territorio transfrontaliero e interamente montano nonché
abitato da significative minoranze linguistiche, forme e condizioni
particolari di autonomia amministrativa, regolamentare e finanziaria
in particolare in materia di politiche transfrontaliere, minoranze
linguistiche, governo del territorio, risorse idriche ed energetiche,
viabilità e trasporti, sostegno e promozione delle attività
economiche, agricoltura e turismo. La Provincia di Belluno, d’intesa
con le autonomie locali, in attuazione dei principi di sussidiarietà,
differenziazione e adeguatezza e sulla base di appositi accordi,
provvede a sua volta a conferire ai comuni o alle loro forme
associative quelle funzioni amministrative che non richiedono
l’esercizio unitario a livello provinciale.”
allo Statuto della Regione
Lombardia che al comma 5 dell’art. 2 cita testualmente:
“
La Regione promuove e sviluppa
le condizione per attuare ulteriori forme di autonomia legislativa,
organizzativa, finanziaria e tributaria secondo quanto stabilito
dalla Costituzione”
mentre all’art. 3, comma 1 si
legge:
“
La Regione riconosce e promuove
il ruolo delle autonomie locali e funzionali e ispira la sua attività
legislativa e amministrativa al principio di sussidiarietà”.
allo
Statuto della Regione Piemonte che all’art. 8 (commi 2 e 3) cita
testualmente:
“La
Regione riconosce la specificità dei territori montani e collinari e
prevede politiche di intervento a loro favore, al fine di assicurarne
le opportunità di sviluppo e la conservazione del particolare
ecosistema. Individua nelle Comunità montane e nelle unioni di
Comuni collinari, l'organizzazione dei Comuni atta a rendere
effettive le misure di sostegno ai territori montani e collinari.
La Regione riconosce condizioni
speciali di autonomia nella gestione delle funzioni e delle risorse
alle Province con prevalenti caratteristiche montane.”
In considerazione
degli articoli 116-117-118-119
della Costituzione della Repubblica Italiana dove si precisano già
principi e forme di devoluzione amministrativa ed economica.
Preso atto che
la stessa legislazione italiana
riconosce la “montagna” quale area con specifiche problematiche e
necessità alle quali devono seguire nei fatti strumenti e soluzioni;
Considerata
la stessa “Convezione delle Alpi”
che determina l'area Alpina all'interno dell'Unione Europea con la
sottoscrizione anche della Confederazione Elvetica come area vasta
dove promuovere lo sviluppo sostenibile e tutelare gli interessi
delle popolazioni residenti, tendendo conto dei fattori ambientali,
economici, sociali e culturali. Considerata inoltre la particolare
posizione geografica che vede il Verbano Cusio Ossola confinante con
la Confederazione Elvetica, mentre la Provincia di Belluno si
ritrova incuneata fra le Province Autonome di Trento e Bolzano e
l’Austria;
Constatato
che
nei fatti le aree suddette, tranne
nei casi delle Regioni a Statuto Speciale, non godono ne di autonomia
fiscale ne tanto meno di una reale e concreta tutela delle
popolazione locali e del patrimonio linguistico e culturale;
Detto anche
Che questa particolare posizione
genera per i tre territori specifiche criticità subendo fortemente
gli influssi negativi di quella che può considerarsi a tutti gli
effetti una sorta di “concorrenza sleale”, dettata anche da parte
della Svizzera di offrire al mondo dell’imprenditoria condizioni
favorevoli ed agevolazioni non sottoposte ai vincoli comunitari in
quanto Paese extra UE e da parte delle Province Autonome di poter
disporre di risorse e prerogative decisamente più favorevoli;
Alla luce del fatto che
le aree così dette montane sono di
fatto creditizie di diritti nei confronti dello stato Italiano di
forme di autonomia riconosciute dal legislatore ma mai applicate o
non concesse;
Appellandoci
anche alle disposizioni
riconosciute dei diritti fondamentali dell'uomo e
dell'autodeterminazione dei popoli;
Ricordando che
la Lega Nord nasce anche grazie
allo spirito politico di gruppi autonomisti locali che hanno trovato
nel nostro Movimento un interlocutore diretto e nello stesso hanno
riversato voti, persone e speranze;
richiamati
i contenuti della Carta di
Chivasso, elaborata nel 1943 da esponenti della Resistenza Alpina e
dello Statuto dell’ U.O.P.A. (Unione Ossolana per l’Autonomia)
che auspicavano un ruolo da protagonista per le valli alpine;
Comprovato che
la crisi economica di questi anni
ha accelerato lo spopolamento dalle aree montane a quelle di
pianura, ha portato al collasso interi settori produttivi, minato una
serie di investimenti volti al futuro e bloccato lo sviluppo
turistico di interi territori;
Preso atto che
la migrazione di genti è nella
maggioranza determinata da giovani, laureati, famiglie, forza lavoro
e quindi da una fetta importante della popolazione garante anche di
una possibile sopravvivenza sociale ed economica dei territori;
Detto anche che
il blocco degli investimenti della
pubblica amministrazione in opere, migliorie urbane e altro a causa
di trasferimenti statali o regionali sempre più esegui stanno
portando le aree montane ad un costante abbandono e peggioramento
paesaggistico, caratteristica fondamentale sia a livello economico
che ambientale.
Sulla base
di quanto detto,elencato e citato nella presente
LA
LEGA NORD
RIUNITASI AD ASSAGO PER CELEBRARE
IL PROPRIO CONGRESSO FEDERALE IL 30 MAGGIO ED IL 1 LUGLIO 2012
DELIBERA
Di riconoscere l’importanza della
Provincia e di inserire nel proprio programma politico il
mantenimento della stessa come ente istituzionale eletto dal popolo.
Di comprendere le esigenze
autonomiste delle nostre aree periferiche e montane e di conseguenza
riconoscere la necessità di speciali condizioni di autonomia per le
Province di Belluno e del Verbano Cusio Ossola in quanto territori
interamente montani in Regioni a statuto ordinario.
Di stabilire che nell’ottica di
attuazione di politiche mirate a concretizzare il processo di
introduzione del federalismo fiscale vengano individuate specifiche
entrate regionali da destinare ai territori che generano le stesse.
I delegati sottoscrittori