giovedì 5 luglio 2012

MOZIONE AL CONGRESSO FEDERALE DELLA LEGA NORD PER L'INDIPENDENZA DELLA PADANIA DA PARTE DELLE SEGRETERIE PROVINCIALI DI BELLUNO – VERBANO CUSIO OSSOLA




Premesse:

Secondo la Legge 3 dicembre 1971, n° 1102, “Nuove norme per lo sviluppo della montagna”, seguente alla Legge 25 Luglio 1952 n° 991 Titolo 1, si identificano all'art. 3 le aree definite “territori montani”.
Da tali disposizioni normative ne seguono altre, a livello regionale ed europeo, e nel 1990 in base alla Legge 142 si definisce come ente preposto alla classificazione dei comuni montani la Regione.
L'Iter legislativo sfocia nella Legge 31 gennaio 1994 n° 97 con le “nuove disposizioni per le zone montane” .
Si delinea così un riconoscimento su base statistica, sociale ed economica, di quale sia da definirsi una reale area montana e in essa il riconoscimento di una serie di strumenti che tutelino la specificità di tali aree.

Su base regionale si precisa che nel 2009 la Regione Lombardia si è dotata di un documento strategico denominato “piano d'azione per la montagna”, la Regione Piemonte con il Testo Unico sulla Montagna con Legge Regionale del 2 luglio 1999 n° 16, e nella Regione Veneto ci si articola invece su tutta una serie di forme legislative dove possiamo citare la L.R. Del 3 luglio 1992 n° 19 su “l'istituzione delle comunità montane”, la L.R. Del 18 dicembre 1993 n° 51 “norme sulla classificazione dei territori montani”.

Si può quindi dimostrare su base oggettiva che la definizione di “montagna” e di “aree montane” o di “comuni montani” o ancora di “province interamente montane”, non sia un concetto astratto ma bensì supportato da tutta una serie di leggi e normative che delimitano il territorio. La stessa delimitazione trova però carenza sul piano attuativo in quanto nella maggior parte dei casi la presenza di territori vasti e comunità ricadenti su zona montana si trasformano per le Regioni a statuto ordinario un peso economico nella maggior parte dei casi focalizzati come un soggetto con difficoltà da tamponare ma poche volte inteso come arricchimento o ancora come area di interesse strategico sia economicamente, e possiamo citare il turismo, che culturalmente grazie ad una galassia di identità territoriali che arricchiscono il patrimonio collettivo.

Come esempio di tutela e valorizzazione del patrimonio presente in una provincia montana si può considerare lo “Statuto d'autonomia” dell'Alto Adige , i cui principi richiamano le più ampie forme di autonomia amministrativa riservando particolare attenzione a identità e minoranze linguistiche presenti nella Provincia Autonoma di Bolzano (Tedesca, Ladina).

Si sottolinea che la tutela e la valorizzazione di qualsiasi forma di identità locale migliora il prodotto turistico e quindi si può dedurre che il mantenimento di una comunità alpina con i propri usi e costumi è un arricchimento anche economico.

Il citato esempio richiama ovviamente il pilastro portante degli accordi post-bellici ossia gli Accordi di Parigi del 1946 . L'Autonomia nei territori conquistati durante la prima guerra mondiale ha dimenticato però pezzi della Repubblica che, invece di sottostare ai confini della nuova Regione del Trentino-Alto Adige, finirono sotto quelli di altre Regione, come il Veneto. Si veda ad esempio la minoranza di lingua Ladina (comuni di Livinallongo del col di Lana, Cortina d'Ampezzo e Colle Santa Lucia), ex territori asburgici, finiti sotto la Provincia di Belluno che ora chiede il passaggio al naturale territorio di competenza identitario che è la Provincia di Bolzano dopo aver votato un referendum nel 2007 che ha visto con una grande maggioranza vincere i Sì al passaggio da Belluno a Bolzano.

Passi come il referendum secessionista di Cortina sono ormai emulati in parecchi comuni di confine con l'Alto Adige, Trentino e Friuli, si vedano i primi referendum di Lamon (2005), Sovramonte (2006), Sappada (2008), si vedano anche le oltre 18mila firme raccolte per il referendum secessionista della Provincia di Belluno per la costituzione della Regione Dolomitica (2010) e i parecchi comuni che in questi giorni si stanno preparando per ulteriori referendum per il passaggio di confine (Feltre, Falcade, Gosaldo ecc.).
Tali sono segnali di un territorio stufo di un sistema centralista troppo irriconoscente nei confronti delle aree montane, le volontà secessioniste sono la conseguenza di territori periferici dove la mancanza di autonomia spinge le comunità a cercare, tramite democrazia, un futuro migliore oltre confine. Non è un odio contro il Veneto bensì un estremo tentativo di sopravvivenza delle comunità (si ricorda che la sola Provincia di Belluno vede un calo demografico dovuto all'abbandono di 1000 unità l'anno circa, dato che potrebbe essere ben più drammatico se non fosse tamponato in parte dall'immigrazione straniera).
I referendum in questione, in base al principio di autodeterminazione dei popoli, devono quindi essere rispettati e l'iter legislativo deve proseguire per ognuno di essi perorando la causa delle comunità votanti. Ecco che un movimento come la Lega Nord, nata per l'autodeterminazione non può che cavalcare queste spinte secessioniste dando la libertà a quelle comunità che la richiedono.

Proseguendo nella lettura legislativa in appoggio al tema l'Europa sancisce ufficialmente la “montagna” attraverso la “Convenzione delle Alpi”, una convezione di fatto depotenziata in quanto resta uno strumento assai morbido ma delinea in maniera chiara quali siano i principi che l'Europa intende perseguire per la tutela di detta area.

Il fronte da perseguire, ora, dopo lunghi anni di norme, leggi, protocolli ecc. , resta quello dell'applicazione in strumenti tangibili che diano risposte ai cittadini ed alle comunità che abitano i territori montani.
La montagna è una zona dove difficoltà sociali, economiche, geofisiche e ambientali sono abituali, il costo del vivere in zone montane, l’accedere ai servizi (istruzione, sanità ecc) e la difficoltà nel fare impresa o mantenere un tessuto produttivo, ha scaturito specialmente in questi ultimi anni una fase di spopolamento e di abbandono delle sue genti segnale negativo per un reale futuro.
Si sottolinea che nelle aree ove il termine “autonomia” è tangibile fiscalmente e legislativamente come nel Tirolo (Austria) o nelle Regioni a Statuto Speciale della Val d'Aosta e Trentino-Alto Adige, le economie non sono in crisi e tanto meno le comunità che vi abitano.

E' quindi necessario fare un passaggio anche storico a riguardo del nostro movimento politico; la Lega Nord ha trovato parecchi ceppi elettorali nella aree montane, proprio grazie al concetto autonomista che in questi ultimi 20 anni ha vissuto nelle comunità.
Provincie come Belluno, Sondrio (ultima consultazione 42%) e del Verbano Cusio Ossola sono rimaste per anni tra le aree più leghiste in quanto le motivazioni di autodeterminazione locali trovavano risposta nei principi del movimento; si cita quindi a riguardo il dato elettorale del solo comune di Livinallongo del Col di Lana con il suo 90% di votanti Lega, ora calati brutalmente dopo che le tematiche e le soluzioni al tema non hanno soddisfatto l'elettorato.


Esigere l'autonomia di una provincia montana è necessario per due significativi motivi.
In primis l'abbandono da parte dei giovani sta causando in questi anni un freno allo sviluppo delle aree e rischia di minare definitivamente una prospettiva verso il futuro.
Gli stessi giovani, a volte abitanti di comuni periferici senza adeguate infrastrutture e collegamenti e senza possibilità di lavoro in loco, sono costretti a lasciare le proprie comunità senza creare famiglia e fermando l'incremento demografico. L'azzeramento della natalità è un rischio incombente che deve essere combattuto cercando di trattenere giovani e famiglie nelle aree di appartenenza natia.

In secundis la mancanza di agevolazioni fiscali, presente in stati confinanti, blocca lo sviluppo delle imprese che in questi anni sono costrette alla chiusura.
Sia nel manifatturiero che nel turistico, la mancata concessione di aiuti economici, il mancato sviluppo delle reti dei collegamenti infrastrutturali e il sostegno oramai inesistente delle istituzioni, sta negando una concreta prospettiva di futuro.
Nei casi peggiori ci si trova innanzi a realtà industriali con svariati lavoratori, nate in momenti economicamente più floridi, oggi a rischio licenziamenti o già senza lavoro, data la delocalizzazione delle produzioni. A riprova ricordiamo le grandi multinazionali con sedi all'estero che in questi anni abbandonano le provincie montane per altre realtà produttive più redditizie e meno costose.
Questo ci invita a ripensare alla produzione in area montana concentrando gli sforzi sul turismo, agricoltura, industria sostenibile e ad agevolare le imprese esistenti attraverso forme di “no tax area” o “aree franche”.



Da sottolineare altresì quanto i servizi trovino difficoltà nell’essere organizzati su territori che si differenziano completamente per caratteristiche geografiche e climatiche, e quindi l’importanza del ruolo dell’ente provincia nell’organizzazione degli stessi.
La territorialità consente un miglior monitoraggio delle necessità dei cittadini, più attenzione e quindi risposte puntuali.
Le province, riempite di competenze chiare ed esclusive, permetterebbero l’eliminazione di enti inutili e spesso dannosi, sia in termini economici che di efficienza.
Si ricorda altresì la massiccia risposta da parte dei cittadini della Provincia di Sondrio, che comprova il sentimento di legame delle comunità locali, alla petizione per il mantenimento dell’ente provinciale con oltre 25mila sottoscrittori.


Per queste premesse le Segreterie provinciali di Belluno e del Verbano Cusio Ossola intendono proporre la seguente:

















MOZIONE





In base
all'articolo 5 della Costituzione della Repubblica Italiana, che cita testualmente :
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento “ ;
allo Statuto della Regione Veneto che al comma 5 dell’art. 15 cita testualmente:



La Regione, ferma la salvaguardia delle esigenze di carattere unitario, conferisce con legge alla Provincia di Belluno, in considerazione della specificità del suo territorio transfrontaliero e interamente montano nonché abitato da significative minoranze linguistiche, forme e condizioni particolari di autonomia amministrativa, regolamentare e finanziaria in particolare in materia di politiche transfrontaliere, minoranze linguistiche, governo del territorio, risorse idriche ed energetiche, viabilità e trasporti, sostegno e promozione delle attività economiche, agricoltura e turismo. La Provincia di Belluno, d’intesa con le autonomie locali, in attuazione dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza e sulla base di appositi accordi, provvede a sua volta a conferire ai comuni o alle loro forme associative quelle funzioni amministrative che non richiedono l’esercizio unitario a livello provinciale.”
allo Statuto della Regione Lombardia che al comma 5 dell’art. 2 cita testualmente:



La Regione promuove e sviluppa le condizione per attuare ulteriori forme di autonomia legislativa, organizzativa, finanziaria e tributaria secondo quanto stabilito dalla Costituzione”



mentre all’art. 3, comma 1 si legge:



La Regione riconosce e promuove il ruolo delle autonomie locali e funzionali e ispira la sua attività legislativa e amministrativa al principio di sussidiarietà”.
allo Statuto della Regione Piemonte che all’art. 8 (commi 2 e 3) cita testualmente:

La Regione riconosce la specificità dei territori montani e collinari e prevede politiche di intervento a loro favore, al fine di assicurarne le opportunità di sviluppo e la conservazione del particolare ecosistema. Individua nelle Comunità montane e nelle unioni di Comuni collinari, l'organizzazione dei Comuni atta a rendere effettive le misure di sostegno ai territori montani e collinari.
La Regione riconosce condizioni speciali di autonomia nella gestione delle funzioni e delle risorse alle Province con prevalenti caratteristiche montane.”






In considerazione
degli articoli 116-117-118-119 della Costituzione della Repubblica Italiana dove si precisano già principi e forme di devoluzione amministrativa ed economica.



Preso atto che
la stessa legislazione italiana riconosce la “montagna” quale area con specifiche problematiche e necessità alle quali devono seguire nei fatti strumenti e soluzioni;



Considerata
la stessa “Convezione delle Alpi” che determina l'area Alpina all'interno dell'Unione Europea con la sottoscrizione anche della Confederazione Elvetica come area vasta dove promuovere lo sviluppo sostenibile e tutelare gli interessi delle popolazioni residenti, tendendo conto dei fattori ambientali, economici, sociali e culturali. Considerata inoltre la particolare posizione geografica che vede il Verbano Cusio Ossola confinante con la Confederazione Elvetica, mentre la Provincia di Belluno si ritrova incuneata fra le Province Autonome di Trento e Bolzano e l’Austria;



Constatato che
nei fatti le aree suddette, tranne nei casi delle Regioni a Statuto Speciale, non godono ne di autonomia fiscale ne tanto meno di una reale e concreta tutela delle popolazione locali e del patrimonio linguistico e culturale;



Detto anche
Che questa particolare posizione genera per i tre territori specifiche criticità subendo fortemente gli influssi negativi di quella che può considerarsi a tutti gli effetti una sorta di “concorrenza sleale”, dettata anche da parte della Svizzera di offrire al mondo dell’imprenditoria condizioni favorevoli ed agevolazioni non sottoposte ai vincoli comunitari in quanto Paese extra UE e da parte delle Province Autonome di poter disporre di risorse e prerogative decisamente più favorevoli;



Alla luce del fatto che
le aree così dette montane sono di fatto creditizie di diritti nei confronti dello stato Italiano di forme di autonomia riconosciute dal legislatore ma mai applicate o non concesse;



Appellandoci
anche alle disposizioni riconosciute dei diritti fondamentali dell'uomo e dell'autodeterminazione dei popoli;



Ricordando che
la Lega Nord nasce anche grazie allo spirito politico di gruppi autonomisti locali che hanno trovato nel nostro Movimento un interlocutore diretto e nello stesso hanno riversato voti, persone e speranze;



richiamati
i contenuti della Carta di Chivasso, elaborata nel 1943 da esponenti della Resistenza Alpina e dello Statuto dell’ U.O.P.A. (Unione Ossolana per l’Autonomia) che auspicavano un ruolo da protagonista per le valli alpine;



Comprovato che
la crisi economica di questi anni ha accelerato lo spopolamento dalle aree montane a quelle di pianura, ha portato al collasso interi settori produttivi, minato una serie di investimenti volti al futuro e bloccato lo sviluppo turistico di interi territori;



Preso atto che
la migrazione di genti è nella maggioranza determinata da giovani, laureati, famiglie, forza lavoro e quindi da una fetta importante della popolazione garante anche di una possibile sopravvivenza sociale ed economica dei territori;



Detto anche che
il blocco degli investimenti della pubblica amministrazione in opere, migliorie urbane e altro a causa di trasferimenti statali o regionali sempre più esegui stanno portando le aree montane ad un costante abbandono e peggioramento paesaggistico, caratteristica fondamentale sia a livello economico che ambientale.



Sulla base di quanto detto,elencato e citato nella presente
LA LEGA NORD
RIUNITASI AD ASSAGO PER CELEBRARE IL PROPRIO CONGRESSO FEDERALE IL 30 MAGGIO ED IL 1 LUGLIO 2012
DELIBERA



Di riconoscere l’importanza della Provincia e di inserire nel proprio programma politico il mantenimento della stessa come ente istituzionale eletto dal popolo.



Di comprendere le esigenze autonomiste delle nostre aree periferiche e montane e di conseguenza riconoscere la necessità di speciali condizioni di autonomia per le Province di Belluno e del Verbano Cusio Ossola in quanto territori interamente montani in Regioni a statuto ordinario.
Di stabilire che nell’ottica di attuazione di politiche mirate a concretizzare il processo di introduzione del federalismo fiscale vengano individuate specifiche entrate regionali da destinare ai territori che generano le stesse.



I delegati sottoscrittori

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