mercoledì 27 giugno 2012

Condivido la protesta del Sindaco di Arsiè

Come Segretario Provinciale della Lega Nord non posso che condividere la protesta del Sindaco di Arsiè Ivano Faoro.

Le amministrazioni comunali, specialmente quelle delle aree montane come quelle della provincia di Belluno, soffrono in questi anni di una serie di tagli che obbligano i sindaci a ridurre i servizi ai cittadini.
I tagli continui, anche a fronte dei mancati trasferimenti da Roma alla Regione e poi a ricaduta sui comuni, riducono le amministrazioni comunali, che sono gli enti più vicini al cittadino, ad una forma di schiavitù amministrativa.
Mentre le amministrazioni virtuose e rigorose del Nord sono costrette a subire e tacere, il Governo Monti ha rifinanziato il terremonto in Irpinia con ulteriori 51 milioni di Euro, sempre a favore di un Sud sprecone che vive grazie ai sacrifici del Nord.

Ecco perchè condivido che il simbolo di questa subordinazione, che è il tricolore, venga listato a lutto e anche tolto dai municipi, venga dato avvio ad una protesta che faccia sentire lo sdegno degli amministratori nei confronti di questo Stato.
Sindaci che sono costretti in queste settimane a divetare esattori dello Stato per colpa dell'Imu e che poi vegono ripagati con tagli e mancati trasferimenti.

Andando avanti di questo passo i comuni diventeranno la seconda vittima, dopo le province, dello sfacelo di questa Italia.

Diego Vello

giovedì 14 giugno 2012

Gli ultimi fremiti di uno Stato sulla via del fallimento


Appena un anno dopo i fasti del 150° dell'Unità d'Italia, ove le glorie della patria sono state decantate in ogni piazza, senza accorgersi che il debito pubblico galoppava e i nostri imprenditori si suicidavano, la Camera dei Deputati si diletta nell'ennesimo tassello di un progetto unitario oramai fallito.

Grazie all'accorpamento di due proposte di legge distinte, il primo dell'Onorevole Maria Coscia (PD) e il secondo a firma di Paolo Frassinetti (Pdl), i giovani neo-balilla dello Stato Italiano dovranno imparare l'Inno di Mameli e il giorno 17 marzo lo festeggeranno come giorno dell'Unità Nazionale, Inno e Bandiera. Insomma dato che la percezione dello Stato, oramai specialmente nelle nostre zone, è sinonimo di schiavitù finanziaria, macchina della burocrazia e esempio di fallimento societario, il parlamento si prodiga a obbligare per legge il canto di un inno. Sia chiaro se da domani vostro figlio non vorrà imparare il Mameli perché preferisce cantare la Montanara oppure non si sente così Italiano ma preferisce sentirsi Bellunese, rischia di rimanere bocciato.
Se queste non sono leggi fasciste, poco ci manca.

Infatti se la stessa legge dovesse passare anche al Senato, nelle scuole del primo ciclo, diventerebbe di fatto programma obbligatorio.
Ovviamente nessuno dirà ai nostri figli che nell'Inno di Mameli, parole come Irpef, Irpeg, Imu, Iva e tante altre tasse e imposte non ne fanno da testo.

Dilettantismo centralista, di fatto uno Stato non si costruisce su una bandiera e una canzone, ma su una serie di ideali e di meccanismi che ne fanno amare e rispettare le proprie istituzioni.
Mi chiedo allora se dopo il giorno 18 giugno, dove le famiglie e le imprese saranno chiamate a versare la prima rata dell'Imu, aspettando ovviamente l'Irpef o l'Irpeg, ci saranno ancora padri o madri così orgogliosi di sentire il proprio figlio cantare l'inno d'Italia. L'inno simbolo della più dura schiavitù economica di tutti i paesi Ocse tanto per capirci, o l'inno del terzo debito pubblico al mondo, eccezionale!

Io preferisco rimettermi all'ultimo studio apparso su “Financial Times”, il quale, come autorevole giornale economico, riconosce la distinzione del Nord Italia dall'intero Paese e lo cita come area indispensabile per il rilancio economico dell'Europa. Preferisco una nuova generazione di giovani con un lavoro e un futuro che tanti poveri ragazzi che potranno scrivere sul proprio curriculum: conosco a memoria il Mameli ma vivo in uno Stato fallito e senza lavoro!

Diego Vello

venerdì 8 giugno 2012

DIFENDIAMO LA NOSTRA IDENTITA' e DIRITTO ALLA NOSTRA AUTONOMIA

Penso sia arrivato il tempo di unirci e non dividerci.
Il dividi et impera che tanto piace al sistema Romano non deve contagiare le nostre comunità Bellunesi.
Reputo che sia arrivato il momento di fare uno sfrozo collettivo, chi nei palazzi del potere e chi nelle piazze, ma senza una mobilitazione collettiva la nostra voce è troppo debole.
Lancio un invito a tutti i movimenti autonomisti e a tutti i comitati per i referendum secessionisti, scendiamo in una grande manifestazione di piazza e facciamo sentire la nostra voce.
Facciamo sentire tanto a Venezia quanto a Roma la nostra voglia di vivere nel bellunese e di essere bellunesi.

Un territorio come quello bellunese è esposto alle economie globali come una foglia di Ungaretti e minato da una economia che è per la maggiore sorretta da un sistema industriale gestito da pochi soggetti e per per lo più multinazionali con sedi fuori dal nostro contesto. Dobbiamo trovare uno scatto d'orgoglio unitario ! Industria e turismo devono trovare risposte concrete, i settori chiave della nostra provincia devono trovare le risorse per ristrutturarsi e rilanciarsi nel mercato, strumenti che diano la possibilità di migliorare tanto un settore alberghiero quanto il comparto artigiano ed industriale con un occhio di riguardo alle attività fatte da bellunesi.
Ovvio è che senza un peso politico di prim'ordine le nostre istanze rimangono solo bisbigli nell'aria.

Vedo che in questi giorni le spinte secessioniste ed autonomiste sono mosse anche da giovani, questo è un dato positivo, dei tanti che in questi anni stanno abbandonando questa provincia per altre realtà e lasciando questi territorio per sempre, ce ne sono altri che invece vogliono rimanere e lottare per il nostro futuro e noi dobbiamo ripartire da chi vuole vivere un futuro in questa provincia.
La volontà della Lega Nord della Provincia di Belluno è quella di continuare una battaglia a favore del nostro futuro e delle nostre nuove generazioni, uniti per la nostra identità e per la nostra autonomia.

venerdì 1 giugno 2012

Feltre verso il referendum

Recepisco con piacere e come segno di sprono verso una classe politica troppo immobile che ulteriori nuovi comuni si stanno muovendo per promuovere i referendum secessionisti.
Feltre è solo l'ultimo di una serie di tante comunità che chiedono il cambio di rotta verso una maggiore autonomia.
Non illudiamo però i cittadini, ormai la musica l'abbiamo imparata, il referendum passa a maggioranza bulgara nel comune e poi quando è ora di passare la palla a Roma tutto si affossa tra le paludi della capitale centrale.
E' dunque necessario, partendo da Lamon, che il parlamento si esprimi su queste consultazioni e definitivamente dica se è a favore o meno del passaggio con il Trentino e il Sud Tirolo.

Questo però deve essere un segnale di propulsione politica perchè venga data una sveglia ai nostri governanti, o a Belluno ci viene riconosciuta una reale forma di specificità concreta anche in termini economici o il rischio è la morte della provincia.

L'autodeterminazione è un processo difficile ma non impossibile l'importante è non illudere troppo i cittadini che in questo momento di crisi chiedono risposte e non slogan.
La proposta che stiamo elaborando come Lega Nord per la provincia di Belluno spinge verso una defiscalizzazione e una creazione di "area franca", perseguire questo progetto potrebbe essere un primo passo concreto che darebbe ossigeno a imprese e famiglie.
Spero che Feltre come tanti altri comuni si costituiscano in un unico fronte unitario per chiedere più risorse e maggiori garanzie fiscali contro uno stato centrale che grazie all'ultimo governo Monti ha derubato i comuni delle loro tesorerie centrali, ha imposto l'Imu come tassa statale e non comunale ed ha tagliato ulteriormente i trasferminti, a questo noi ci dobbiamo solo opporre!

Diego Vello

Lega Nord