giovedì 14 giugno 2012

Gli ultimi fremiti di uno Stato sulla via del fallimento


Appena un anno dopo i fasti del 150° dell'Unità d'Italia, ove le glorie della patria sono state decantate in ogni piazza, senza accorgersi che il debito pubblico galoppava e i nostri imprenditori si suicidavano, la Camera dei Deputati si diletta nell'ennesimo tassello di un progetto unitario oramai fallito.

Grazie all'accorpamento di due proposte di legge distinte, il primo dell'Onorevole Maria Coscia (PD) e il secondo a firma di Paolo Frassinetti (Pdl), i giovani neo-balilla dello Stato Italiano dovranno imparare l'Inno di Mameli e il giorno 17 marzo lo festeggeranno come giorno dell'Unità Nazionale, Inno e Bandiera. Insomma dato che la percezione dello Stato, oramai specialmente nelle nostre zone, è sinonimo di schiavitù finanziaria, macchina della burocrazia e esempio di fallimento societario, il parlamento si prodiga a obbligare per legge il canto di un inno. Sia chiaro se da domani vostro figlio non vorrà imparare il Mameli perché preferisce cantare la Montanara oppure non si sente così Italiano ma preferisce sentirsi Bellunese, rischia di rimanere bocciato.
Se queste non sono leggi fasciste, poco ci manca.

Infatti se la stessa legge dovesse passare anche al Senato, nelle scuole del primo ciclo, diventerebbe di fatto programma obbligatorio.
Ovviamente nessuno dirà ai nostri figli che nell'Inno di Mameli, parole come Irpef, Irpeg, Imu, Iva e tante altre tasse e imposte non ne fanno da testo.

Dilettantismo centralista, di fatto uno Stato non si costruisce su una bandiera e una canzone, ma su una serie di ideali e di meccanismi che ne fanno amare e rispettare le proprie istituzioni.
Mi chiedo allora se dopo il giorno 18 giugno, dove le famiglie e le imprese saranno chiamate a versare la prima rata dell'Imu, aspettando ovviamente l'Irpef o l'Irpeg, ci saranno ancora padri o madri così orgogliosi di sentire il proprio figlio cantare l'inno d'Italia. L'inno simbolo della più dura schiavitù economica di tutti i paesi Ocse tanto per capirci, o l'inno del terzo debito pubblico al mondo, eccezionale!

Io preferisco rimettermi all'ultimo studio apparso su “Financial Times”, il quale, come autorevole giornale economico, riconosce la distinzione del Nord Italia dall'intero Paese e lo cita come area indispensabile per il rilancio economico dell'Europa. Preferisco una nuova generazione di giovani con un lavoro e un futuro che tanti poveri ragazzi che potranno scrivere sul proprio curriculum: conosco a memoria il Mameli ma vivo in uno Stato fallito e senza lavoro!

Diego Vello

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