Appena un anno dopo i fasti del 150°
dell'Unità d'Italia, ove le glorie della patria sono state decantate
in ogni piazza, senza accorgersi che il debito pubblico galoppava e i
nostri imprenditori si suicidavano, la Camera dei Deputati si diletta
nell'ennesimo tassello di un progetto unitario oramai fallito.
Grazie all'accorpamento di due proposte
di legge distinte, il primo dell'Onorevole Maria Coscia (PD) e il
secondo a firma di Paolo Frassinetti (Pdl), i giovani neo-balilla
dello Stato Italiano dovranno imparare l'Inno di Mameli e il giorno 17
marzo lo festeggeranno come giorno dell'Unità Nazionale, Inno e
Bandiera. Insomma dato che la percezione dello Stato, oramai
specialmente nelle nostre zone, è sinonimo di schiavitù
finanziaria, macchina della burocrazia e esempio di fallimento
societario, il parlamento si prodiga a obbligare per legge il canto
di un inno. Sia chiaro se da domani vostro figlio non vorrà imparare
il Mameli perché preferisce cantare la Montanara oppure non si sente
così Italiano ma preferisce sentirsi Bellunese, rischia di rimanere
bocciato.
Se queste non sono leggi fasciste, poco
ci manca.
Infatti se la stessa legge dovesse
passare anche al Senato, nelle scuole del primo ciclo, diventerebbe
di fatto programma obbligatorio.
Ovviamente nessuno dirà ai nostri
figli che nell'Inno di Mameli, parole come Irpef, Irpeg, Imu, Iva e
tante altre tasse e imposte non ne fanno da testo.
Dilettantismo centralista, di fatto uno
Stato non si costruisce su una bandiera e una canzone, ma su una
serie di ideali e di meccanismi che ne fanno amare e rispettare le
proprie istituzioni.
Mi chiedo allora se dopo il giorno 18
giugno, dove le famiglie e le imprese saranno chiamate a versare la
prima rata dell'Imu, aspettando ovviamente l'Irpef o l'Irpeg, ci
saranno ancora padri o madri così orgogliosi di sentire il proprio
figlio cantare l'inno d'Italia. L'inno simbolo della più dura
schiavitù economica di tutti i paesi Ocse tanto per capirci, o
l'inno del terzo debito pubblico al mondo, eccezionale!
Io preferisco rimettermi all'ultimo
studio apparso su “Financial Times”, il quale, come autorevole
giornale economico, riconosce la distinzione del Nord Italia
dall'intero Paese e lo cita come area indispensabile per il rilancio
economico dell'Europa. Preferisco una nuova generazione di giovani
con un lavoro e un futuro che tanti poveri ragazzi che potranno
scrivere sul proprio curriculum: conosco a memoria il Mameli ma vivo
in uno Stato fallito e senza lavoro!
Diego Vello
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