domenica 18 novembre 2012

Il sogno di una vera indipendeza


Veneto, basterebbe questa semplice parola per inglobare un mix invincibile e potenzialmente unico.
Mille anni di storia, una realtà che ha saputo governare territori diversi sapendo dare loro autonomie cosparse di una regale importanza, una potenza economica che ha saputo cogliere le opportunità lavorative in terre ben lontane. Marco Polo rappresenta per noi, veneti, un modello che ha contraddistinto l'identità del popolo produttivo che ancora oggi, in crisi economica, sappiamo rappresenta. Le prime "Joint Venture" di commercianti e imprenditori veneti alla conquista della Cina non sono nate negli anni novanta, ma qualche centinaia di anni or sono sulla Via della Seta e non lasciavano vittime nel loro percorso con delocalizzazioni che spogliano i nostri territori ma riportavano in terra serenissima ricchezza e progresso. Multiculturalismo sostenibile? Il Veneto era anche quello, basta guardare le cupole della Basilica di San Marco, quell'arabo lineamento sintesi di un rapporto tra mondo Cristiano e altre culture, non un conflitto di egemonia religiosa come oggi conosciamo dalle stragi nel medio oriente alle Torri Gemelle di New York ma un vero e proprio rapporto di collaborazione economica e culturale che oggi, nel mondo della globalizzazione, nemmeno possiamo immaginare. Navi cariche di ogni bene al centro di un mondo che parlava veneto costruite e sorrette da un forte legname proveniente dai boschi del Cadore del Montello, un mix storico, tutto questo che non possiamo non ricordare.
Tutto ciò però non può essere riassunto in mezza pagina di un libro di Storia come spesso ci ha abituati "madrigna" Roma con i suoi libri scolastici degni del peggior regime, non possiamo insegnare ai nostri figli che il Veneto era una Repubblica Marinara e poi girar pagina e leggere faldoni interi sui Borboni a Napoli dimenticando tutto quello è stato per noi un Regno incontrastabile e altamente romantico.
Italia, quella cattiva repubblica, che ha distrutto etnie e culture per un sogno mai realizzabile, unire realtà che di simile non hanno niente se non una sagoma da stivale (Alè!)
Ma cosa è il Veneto, una potenza economica, una potenza culturale, una vera macchina di idee imprenditoriali e di maestri del lavoro che riescono, nel mosaico dai tanti tasselli, a rendere ancora oggi il Veneto uno Stato d'Europa. Una Regione produttiva nel mondo e un gioiello culturale e ambientale che ogni anno attrae 65 milioni di visitatori!
Che ha saputo e ancora oggi riesce a vendere i prodotti dei marchi, per dirne alcuni, Diesel, Luxottica, Benetton, l'indotto del mobile e del calzaturiero, della pelle e dell'orafo, che rappresentano il simbolo del "sogno americano made in Veneto".
Numeri alla mano questo è il Veneto, un Pil pro capite di 30.000 euro, bastasse quello, e un Pil nominale, udite udite di ben 150 miliardi di Euro!
Sì ho detto bene, noi da soli in 5 milioni di abitanti produciamo un Pil che equivale ad uno stato.
C'è un però in tutto questo, oggi il Veneto è il miglior esempio di "Ente Locale Schiavizzato" che l'Italia abbia nel proprio paniere. Un Veneto dalle mille risorse, spogliate, che genera un residuo fiscale (ossia il dato economico di tasse date allo stato e non restituite sotto forma di servizi e trasferimenti) di circa 20 miliardi di Euro annui. Soldi che tutti noi paghiamo, ogni giorno, dal semplice caffè al bar fino alla denuncia dei redditi, che mai rivediamo tornare in casa e generalmente ritroviamo nella Salerno Reggio Calabria, nelle ricostruzioni ancora in atto di Belice (10 milioni dati anche l'altro giorno grazie ad un blitz del Pdl dopo 44 anni dal terremoto) e Irpinia, oppure nei ministeri romani o ancora nei 1600 dirigenti della Regione Siclia, oppure in altre tante e troppe vergogne del tricolor staterello.
Quindi? Un certo ex Presidente del Consiglio tacciò per "cogli..i" tutti quelli che non avrebbero votato il suo partito alle elezioni politiche, ora, senza offesa, rifarei la stessa battuta per tutti quei Veneti che non vorrebbero l'autonomia del Veneto. Insomma, più autonomia e meno tasse, più autonomia e più soldi per tutti. Semplice no? Eppure non è così banale e facile come si potrebbe pensare, troppi progressisti specialmente di una certa sinistra vedono l'autonomia come un modello medievale, sarà, ma preferisco ricco e medievale che povera e futurista.
Il Veneto ha però altro da ricordare ai veneti, esempi ce ne sono tanti, la potenza economica del Veneto che era, oggi non è! Il modello si sta giorno dopo giorno fermando sotto l'alta (la più alta in europa) tassazione.
Un Pil che cala, una disoccupazione che cresce e un mondo del lavoro che vede sempre più imprese morire.
Ecco il risultato della macchina dello stato di Roma.
Mi auguro che il processo di indipendenza non si fermi, che continui, ma prima di quel momento è giusto che ogni veneto, aprendo il proprio portafoglio, si chieda se vale ancora la pena continuare a penare in uno Stato dalle sembianze di uno stivale e se è meglio procedere in una nuova via dove far fruttare il nostro più grande pozzo di petrolio che il Veneto, che sono i Veneti e il loro ingegno e propensione al lavoro.

Concludo con una battuta.
Autonomia non per avere di più, nessuno prendente di avere di più di quello che già produciamo con le nostre tasse, ma Indipendenza per dare alla nostra gente maggiori servizi, minor pressione fiscale, possibilità alle nostre imprese di avere contributi e fondi per investire in progresso e innovazione, aiuto e sostegno alle famiglie e ai giovani, e un futuro vero.
Vero!

Diego Vello

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