Era il 1968 e i giovani, quei
giovani, lottavano per un ideale comune di nuova società più libera
e giusta seppur dipinto da dismogenei gruppi politici che si
contendevano, loro, un posto da nuovi leader in un nuovo futuro che
tanto speravano. Chi dice che il 68' è stata un epoca segnata
dall'errore di sbandati giovinotti si sbaglia, anche io contesto
alcuni ideali che spinsero quei giovani ma non dimentico quanto
allora, ogni giovane, quei giovani, avessero la forza di combattere
per un domani, il loro domani.
E' il 2012 e la disoccupazione
giovanile varca la soglia del 36% (nel 2010 la disoccupazione
giovanile in Veneto era del 7.6% oggi è del 10%) in un'Italia
segnata da un futuro nero e altamente minato, il costo della vita è
raddoppiato solamente nel giro di pochi anni sotto il segno di una
moneta unica che sembra essersi trasformata in una bestia sacrificale
a servizio dell'Europa delle banche dove investimento significa ormai
aiutare qualche banchiere, altro che nuove infrastrutture e sviluppo,
e siamo, tutti, costretti a vivere un presente senza poter nemmeno
immaginare un domani.
Ma non occorre badare all'Europa
delle banche, a volte basterebbe pensare allo stivale che ci fa
sudare il piede da ormai troppi anni che sembra essersi ingessato
alla gamba del nord come una sfera di piombo di un carcerato.
Giovani, questi giovani del Nord Est, che da domani usciranno dalla
loro università tanto prestigiosa quanto costosa, da poter garantir
loro solo un domani all'estero senza poter sperare in una propria
impresa al Nord e magari ambire ad uno stipendio decoroso che possa
far costruire casa e una famiglia.
Giovani, questi giovani, quelli che
grazie al costo del lavoro più alto al mondo dovranno pregare in
arabo e poi, ovviamente, in cinese il futuro datore di lavoro perchè
possano almeno sperare in una busta paga in un posto decorevole,
salvo dimeticarsi che quel gruzzoletto di stipendio dovrà essere
donato in pasto a banche, assicurazioni, bolli auto, canoni
televisivi e telefonici, benzina (ditemi dove in Europa costi 2
euro?), ecc. ecc..
Ma passiamo al Nord, questo Nord,
quando i vecchi ormai ragazzi del 68' (e non solo) potranno
raccontare ai loro nipoti di aver costruito il più grosso impero
economico d'Italia e una delle più floride aree produttive al mondo,
il nipote di turno guarderà quel nonno con due occhi così grandi da
non potergli credere, quasi come una favoletta della Disney. E' no!
Quell'impero c'era , era il Nord, era la Lombardia , il Veneto e il
Nord-Est, ma sarà ormai troppo tardi, quel giovane lavorerà
dipendente di una squallida mega fabbrica cinese o, se ne avrà
fortuna, ambirà a fare l'ingegnere ma in Inda o Brasile. E di quel
Veneto? Che fine ha fatto?
Ecco, io mi chiedo fantasiosamente,
se mai il domani sarà così, dove sono quei giovani, questi giovani?
Passivi come un campo di grando
all'arrivo delle locuste, freddi come la neve e convinti di resistere
con un sole ferragostiano? Disiteressati alla poltica dimostrando che
solo al 5% dei giovani sembra interessare l'unica forma di gestione
democratica del futuro, appunto, la politica.
Sì è vero, siamo tra i più bassi
per percentuale di laureati in Europa (Eurostat), appena dopo la
Turchia ma quel che c'è da chiedersi è come mai così pochi
laureati stentino pure loro a trovar lavoro ed ecco che il rapporto
Alma laurea 2012 dice che in un anno il tasso di occupati dopo la
laurea è calato del 7% e la media di stipendo è di 1000 euro.
Ma cavolo! Giovani! Mica sarà
sempre la solita birra al bar e una vittoria della nazionale, o una
trasmissione di Maria de Filippi o uno stupio Grande Fratello a darvi
un futuro. Forse in quel 1968 le birre costavano di più e il calcio
non esisteva come sport, visto allora qualcuno sperava e lottava in
un futuro migliore?
Il mio vuole essere un sassolino in
uno stagno ma se il domani non parte dai giovani che vogliono un
futuro quale futuro ci potrà mai essere?
Diego Vello
(giovane) Segretario della Lega
Nord Prov. di Belluno
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